Scelte

Quando due persone si incontrano per la prima volta, possono far finta di conoscersi o possono decidere di conoscersi realmente.

A volte la seconda scelta risulta: difficile, tortuosa, a volte feroce e tormentata.
La prima quasi sempre porta ad uno svolgersi ovvio e prevedibile, ma calmo.

A volte la seconda scelta sembra un viaggio nell'inferno dantesco.
La prima quasi sempre sembrerebbe dipingere un bucolico spaccato di vita di foscoliana memoria.

Ma la prima scelta porta (quasi?) sempre ad una strana storia tra due persone che: non si parlano, realmente, non si ascoltano, realmente, e quando poi decidano di farlo non si capiscono.

Molto spesso una persona che si infuria dopo un'algida quiescenza dei propri affetti puo' essere molto piu' interessante di chi svolge compitamente i propri doveri ed il proprio ruolo.

Implicazioni e coimplicazioni

Dopo aver terminato di leggere il post "Lo sguardo di una donna" qualcuno potrebbe giungere alla medesima conclusione dei giovani negli anni della protesta studentesca del '68


"Fate l'amore non fate la guerra"


Dopo aver terminato di leggere il post "Acqua di veltroni" qualcuno potrebbe giungere ad un'altra conclusione, molto più pratica, cinica


"Ora so perché il '68 é fallito"


(E vera?)

Acqua di veltroni

Venni un giorno a conoscenza di una storia semplice e quotidiana.
Di quelle ordinarie storie che si consumano ad un bar o per strada o in un vagone della metropolitana.
Di quelle squallide storie nelle quali ci si potrebbe ritrovare, spettatori involontari e forse inconsapevoli, sulle prime: un giorno o l'altro. Forse domani, forse é già accaduto e non ce ne si é resi conto.

L'uomo era al bar con due amici; amici, erano tra loro; non i suoi...

Avevano preso l'uno una bevanda gasata, l'altro un caffé; l'uomo per timorata sudditanza aveva chiesto un semplice bicchiere d'acqua del rubinetto.

Un dei due amici, di ripiego, aveva incalzato con una domanda per far bella foggia della propria ars comica: "Un bicchiere d'acqua di veltroni, ho capito bene?"
Con irritazione, per non essere capace di opporre un rifiuto deciso alla piega che la situazione stava prendendo, aveva risposto, con un sorriso imbarazzato, di non conoscere quel tipo d'acqua; ed in breve il bicchiere, pieno dell'acqua del rubinetto, gli era stato porto: prima dal cameriere, poi dal comico in erba. L'aveva bevuto tutto d'un fiato, anche perché faceva un caldo torrido ed erano ore che non ingeriva liquidi.

Il discorso, tra i due amici, si era subito mosso verso un argomento banale e ordinario: quello che meglio di tutti si adattava all'ambiente.
Perché mai e per quale scopo tal giocatore aveva avuto di tali reazioni verso tal'altro collega... E giu' con frasi ripetute centinaia, migliaia, di volte per l'intera settimana: da giornali, cronisti, intervistati, tifosi, bambini che, alle prime armi con l'apprendimento dell'articolazione verbale, avevano pensato fossero cose grosse, parole importanti come mamma e papa'...

L'uomo aveva fatto finta di ascoltare interessato ora all'una ora all'altra ipotesi, ora all'una ora all'altra argomentazione, mirate a smontare l'impianto delle prime. Sorridendo ora all'uno ora all'altro dei due amici.
Ed in tanto pensava ad altro.... Al caldo che attanagliava da settimane la citta'; alla quantita' di liquidi che quel caldo gli faceva regolarmente perdere, ogni giorno; al suo stupido imputamento nel non volerli reintegrare, quei liquidi; alla conseguente perdita di peso....

Lei era passata accanto a lui ed ai due amici: bionda, forse non il suo colore naturale, indossava un vestito di seta leggero leggero e vagamente trasparente. Aveva lasciato una scia di profumo di quelli tanto alla moda negli ultimi anni; alla fraganza "ocean".
Lui di spalle, più che guardarla, aveva potuto avvertirne solo la presenza dalla scia di profumo.
I due amici invece, no! Loro le erano di fronte e subito avevano realizzato che "una come lei" poteva alimentare in maniera particolarmente viva una discussione, molto più di una banale scazzottata tra due giocatori.
Così uno, l'artista comico, le aveva rivolto ripetuti ed approfonditi sguardi di indagine da capo a piedi e ritorno, commentando qualche beceraggine che l'uomo non aveva inteso bene: forse un invito all'amico a partecipare della gioia degli occhi a quella visione. L'amico, aguzzando la vista e facendo con il viso smorfie varie, di dubbio significato, aveva emesso il verdetto: "Mmmh... come dire...? 'sunset boulevard'..."

L'uomo in quel preciso istante, dopo aver dato un'occhiata fugace alla donna, che nel frattempo si era accomodata ad un tavolo, il più discretamente possibile, quasi per timore di invadere l'intimità della donna, oltremodo, si era reso conto che i due amici erano ben avviati sul medesimo viale e forse la distanziavano di un bel pezzo...

Fuori dal bar, l'uomo aveva fatto un'ulteriore scoperta. Quei due amici erano un pozzo inesauribile di superficialità, banalità ed ormoni maschili. Uno dei due fumava di nascosto. Si! Di nascosto, dalla moglie!
Ed alla fine si era arreso ad ascoltare i discorsi non-sense dei due che continuavano a beccarsi con stupidi scherzi verbali.

Ma il fatto più strano ed anche divertente, per certi versi, perché estremamente surreale, fù la richiesta che uno dei due amici, alla fine di tutta quella rappresentazione da teatro dell'assurdo, espresse all'uomo.

Aria professionale e sguardo serio:
"Ti raccomando domani, al lavoro, sii educato. E' sufficiente che tu sia educato e rispettoso dei tuoi nuovi colleghi..."

Forse quell'uomo aveva solo creduto di bere acqua del rubinetto. E forse l'acqua di veltroni era grappa. E tutto quello che gli era sembrato di aver visto ed udito, fino a quel momento, era stato solo l'effetto dell'acqua di veltroni.

Lo sguardo di una donna

Venerdi infernale!
Le notizie in tempo reale su internet si sono susseguite per tutta la giornata: ipotesi, indiscrezioni, possibilita', sondaggi, previsioni, sentimenti probabili e futuri su realta' di la' da venire; la combinatoria dei possibili...

Ed i telegiornali, alla sera, non si sono potuti sottrarre dal sostenere un ruolo che non fosse meno che paritario.

Ed i talk shows, gli speciali, gli approfondimenti...
I filosofi, gli strateghi, gli opinionisti, gli improvvisati esperti...

Un campo di battaglia!
E la politica si e' sentita in dovere , istituzionale? di partecipare nel finale d'assalto .

E si capisce bene: lo sport e' nazionale.
Ed ora mai quanto prima.

E ancora, un venerdi di passione!
I taxisti in subbuglio per protestare contro le vessazioni del governo nei confronti della loro dignita' umana ed identita' sociale.

Forse anche questo e' comprensibile: chiunque ha paura di vedersi privare di diritti acquisiti; chiunque ha paura dei cambiamenti.
Chiunque ha paura quando realizza di perder il controllo del proprio futuro, delle cose, dei fatti.

Una bolgia infernale questo venerdi.
Meno male che fra dieci minuti sara' terminato....

Ah si, dimenticavo...Gaza!
Li stanno massacrando: donne e bambini; giovani e vecchi.

Certo se i taxisti scioperano, come andiamo a vedere le partite?

Voglio lo sguardo di una donna, e non importa la sua età. Da guardare!

Desiderii

Di colorare questa nuda pagina con parole e versi come fossero colori.
Un arcobaleno di sensazioni ed emozioni;
Scrivere di una immagine che e' dentro
Come fosse un quadro
Per combattere la noia mortale;
Il vuoto freddo ed algido dei luoghi che mi ospitano...

Ma non trovo la strada.
Le parole fanno fatica ad emergere
Intrecciate tra di loro nel fondo della mia crescente agitazione.

E l'entusiasmo un po' per volta dissolve...
Ma una canzone mi torna alla mente
Che mi rilassa
Ma per brevi istanti. A tratti

Due giganti in lotta: il silenzio vuoto del fuori e l'assordante ribollire del dentro.

Forse la mia urgenza dovrebbe attendere momenti più propizi
Stasera ascolterò la canzone e forse domani...

Quando la fantasia é eccessiva

Dal Cambridge dictionary

mob - Verb [I or T] When a group of birds or small animals mob a fierce bird or animal that is hunting them, they attack it together and force it to go away.

Dal dizionario DeMauro

mob|bing
s.m.inv. [ES ingl.]
1 TS etol., l’insieme dei comportamenti aggressivi tipici di alcuni animali, spec. uccelli, nei confronti di un predatore
2 TS psic., sociol., spec. in ambienti di lavoro o comunità, persecuzione ed emarginazione nei confronti di un singolo individuo da parte del gruppo in cui è inserito



Mi pare di capire che nel passaggio dall'etologia alla sociologia cada la causa primigenia inducente la reazione aggressiva della difesa, trasformando essa reazione in azione autonoma e volontaria di offesa.

Sinonimi possibili credo siano: violenza, emarginazione.

La domanda da fare é: perché, o per quale motivo?

Anestetico mortale

Quando una vipera inietta il suo liquido velenoso e' di vitale importanza che accadano due cose:

1) rendersene conto ed il piu' presto possibile
2) muoversi il piu' lentamente possibile

E sperare. Sperare che i soccorsi arrivino per tempo. Sperare di non essere gia' dei morti viventi...

E noi? Noi ci stiamo rendendo conto di essere (stati) morsi? Che il veleno ci e' (stato) inesorabilmente iniettato, dentro? Lentamente ed inesorabilmente iniettato fin dentro il midollo? Ci stiamo muovendo forse con lentezza? Stiamo sperando?

Non mi vorrei svegliare domani e realizzare di aver vissuto oggi da morto vivente....

Onore agli uomini ed all'impresa; onore alla loro fede e alla loro convizione. Ricompensata prima e premiata poi!

Ma la sensazione della puntura, di due aguzzi denti che mi trafiggono la pelle continua a perdurare e ad assillarmi.
E nel frattempo palchi e premiazioni che autorizzano ciascuno a festeggiare una personale festa che distrae ed inebria...


Panem et Circensem

Gli animi si acquiescono, si stordiscono, si confondono e le trame ordite possono prender forma e possanza. Le cose si confondono con le cose, i sentimenti combattuti; e gli errori e le colpe, d'improvviso, assumono i contorni irreali di un malevolo ed estremo giudizio.

Una bella immersione nelle acque cristalline dei mari tropicali, conferira' poi il giusto valore a tutto e a tutti. Le cose si discerneranno dalle cose, i sentimenti riabilitati. E tutto sembrera' un'eco lontana di uno sgradevole sogno fatto dopo un'abbuffata.

Ma il veleno? Scomparira' anche quello? O lentamente si aggiungera' ad altro veleno iniettato nei nostri gia' devastati corpi?!!


Senza fine

Un uomo per una strada di notte che cammina, lentamente pensando chissa’ cosa, chissa’ perché. Assorto; nei propri pensieri.
Cammina... Cammina…

A casa!

La donna era lì e lo attendeva: aveva impegnata l’attesa ascoltando musica, Orff; Carmina Burana: era una musica penetrante, armonica e leggera nel comtempo. Suscitava ad ogni passaggio emozioni diverse con il suo continuo cambio di ritmi e di accordi: entrava dentro nel corpo ed il corpo iniziava a riempirsi di quella musica, vivere di lei e in lei quasi sembrava sciogliersi, dissolversi.
La musica era terminata e la donna ancora rieccheggiava le squillanti note dei triangoli ed i cupi toni dei tamburi con sussulti del proprio corpo: ora rapidi e decisi ora lenti ed ampi...

Si erano incontrati,visti; la metro con il caldo dei corpi sudati e maleodoranti di una mattina già calda e già stanca di luglio. Era una come tante, anzi no: qualcosa avevo attirato l’attenzione dell’uomo. Uno sguardo perso in pensieri lontani, in pensieri pesanti che la preoccupavano. Ma pensieri, una donna con sé stessa e null’altro; ma una donna e non una delle tante marionette che affollavano la metro in quei giorni in quegli anni, in quei secoli di noia e nulla assoluto che riempivano la sua vita. Lo sguardo era corso al suo sguardo e lei se ne era sentita un po’ imbarazzata e un po’ lusingata; subito dopo lei aveva ripreso a guardare tra i suoi pensieri se forse mai qualcuno di essi potesse distrarla meglio e più a lungo da quegli occhi. Fare finta di non accorgersi, ma aver piacere in fondo ed esserne fin troppo consapevole: desiderarlo. Desiderare che qualcuno la guardasse, che la vedesse ancor prima, e la guardasse poi, come essere umano, come donna e non come se fosse un manichino depositato li quel giorno su quel sedile di quel vagone di metropolitana, piuttosto che sulla sedia di un bar-cafe’ chissà dove.

All’uomo piaceva guardarla e perdersi in quello sguardo, un po’ melanconico e perso, di lei. Una donna piccola in un mondo di giganti: persa, tra i quali non sapeva come muoversi, dove andare. Ma era una donna, e in un modo oscuro, incompresibile a chiunque, ma ben intenso da quell’uomo, lei aveva dato il permesso di entrare, per un attimo, un attimo solo tra i sentieri della sua mente che portavano lontano; dove nemmeno lei sapeva.

Si erano avvicinati l’uno all’altro, un po’ solo per far finta di evitare l’alito troppo caldo e umido di un grassone o forse lo sguardo invadente di una donna ormai sfiorita negli anni e nei sentimenti ed affetti. Ma poi lui aveva avuto timore e si era ritirato. Indietro, tornare indietro per un improvviso ostacolo comparso dinanzi: un invisibile passeggero che gli impediva di avanzare e che anzi premeva per potersi fare spazio tra la folla dei corpi di quell’umido giorno di metro. Ma poi un po’ alla volta i fantasmi erano scomparsi e le marionette andate a disporsi in buon ordine nelle proprie comode scatole; il vagone della metro era rimasto solo spettatore involontario, ed impossibilitato ad essere diversamente, dell’amplesso interrotto per paure ancestrali che avevano colto l’uomo.

La donna aveva atteso e, delusa, si era riaggomitolata nei suoi pensieri che tenevano impegnata la mente. Ma poi qualcosa, forse qualcosa che l’uomo aveva fatto e di cui nemmeno adesso, che lei gli si era seduta accanto, si rendeva conto. Ma era bastato, a dar fiducia o forse speranza di potersi fidare di quello sconosciuto.

Si era seduta e lui le aveva sorriso: lei aveva iniziato a guardarlo lievemente negli occhi. Uno sguardo indecifrabile, esotico e straniero; lui fantasticava quella donna che non conosceva, nei suoi pensieri eoni di tempo trascorrevano e lo vedevano abbracciato a lei, avvinghiato al suo corpo in un abbraccio che scioglieva carne nella carne; si amavano ed amavano ancora, come un sogno. .

Festa carnascialesca o Liberazione nazionale?

Quella era stata una giornata memorabile, almeno questa era la sensazione che mi accompagnava negli ultimi istanti prima di spronfodare nell'oblio del sonno alle due del mattino del mercoledi successivo...

Il poco sonno deve essere stato: ma io non ricordo quasi piu' nulla di quella memorabile giornata. Sprazzi di memoria, immagini isolate quasi istantanee di altri tempi. Ed in apparenza irreali!
E con il ricordo e' sfumata anche la sensazione.

Provero' a pescare qua e la tra i resti di questa avventura....

La serata era iniziata in modo non convenzionale potrei dire: avevamo unanimamente deciso di rinunciare in parte alla visione dell'Evento Nazionale.
Non per disinteresse dei molti, ma per decisione di tutti.

Cosi poi avevamo deciso di attaccare la seconda parte e goderci l'Evento in compagnia di altri, centinaia, forse migliaia di illustri sconosciuti: sufficienza ci erano la nostra amicizia, la compagnia di un quasi millennio di storia, con i suoi castelli, le sue cupole, i suoi argini del fiume; con la presenza millenaria dei luoghi.

Non ho mai bene inteso l'importanza di un evento qual era l'Evento di quella sera, ma la buona compagnia mi rendeva disposto e recettivo. Una serata piacevole e rilassante coronata in chiusura estrema dal risultato prodigioso dell'Evento.

Ricordo canti, balli, telefonate. A chi non intendevo e non intendo ancora. Ma tante, ricordo una moltitudine. Poi dei suoni...
Suoni! Rumori, fischi, strombazzate di clacson e trombe. E su tutto i rombi dei motori di scooter, motorini, motociclette.

La compagnia si era definitivamente sciolta ed ora rimasti in quattro occupavamo i sedili della macchina che ci doveva portare a casa. Ma ben presto mi ero arreso al surreale che la realta' mostrava.

Le auto avevano invaso la strada, motorini sfrecciavano agilmente dove trovavano il passaggio. E gente, gente a piedi! Donne, uomini, bambini assonnati, alcuni impauriti nei loro carrozzini. E tutti sciamavano....
Arrivavano da ogni direzione, ma dove andassero non sono riuscito a capirlo. Ma non era cio' quanto mi continuavo a chiedere al caldo asfissiante della mia postazione all'interno dell'automezzo.
Alcuni sembravano contenti, contenti per qualcosa, piu' che per qualcuno; altri sembrava fossero orgogliosi di poter finalmente mostrarsi per quello che erano, come se quella particolare circostanza permettesse di chiudere un'occhio sulla morale pubblica cosi che i tutori dell'ordine, loro stessi erano apatici spettatori di questa invasione. Altri sbandieravano enormi tricolori, altri sbandieravano semplicemente il loro corpo come se facesse parte della celebrazione in corso o ancora piu' il suo motivo primo.

A me ed al mio amico, che mi era a fianco, ad un certo punto, e' parso pure che qualcuno fosse contento semplicemente per se stesso: avendo avuto l'occasione di un furto in quella sarabanda di feste personali contenute e disperse in una piu' ampia e piu' alta.

Ma forse era la stanchezza e forse ci eravamo sbagliati: quel solitario uomo era forse anche lui parte di quegli eccezionali festeggiamenti.

Ma una domanda mi continuava a torturare la mente, e forse due. Ma era davvero il prodigioso Evento che festeggiavano tutti?
E a ben guardare l'enfasi con cui tutto cio' accadeva, portava tale prodigio qualcosa di rivoluzionario nella vita di loro tutti e forse senza che ne avessimo consapevolezza, di noi stessi?

O erano sbarcate le truppe alleate e ci avevano liberati da una decennale orribile dittatura, e noi tutti presi, come eravamo stati, dalla reciproca compagnia e dalla visione dell'evento, ne eravamo completamente all'oscuro?

La sensazione di mirabilia adesso aveva lasciato il posto a questo insoluto dubbio. O forse era proprio questo dubbio ad aver dato senso ad essa?

Assenza di uragano...

Significa calma piatta, di norma.

Di norma...
Ma sarà vero adesso? Sarà ancora vero oggi?

Mi accontento anche di tempestose altezze se il furioso uragano si é placato.
Perché le sue lunghe e vorticose propaggini non solcano più questi mari?

In attesa di future, e violente visitazioni...

Ciao a te :o)

De feminarum novitate

Le donne sono carine, intriganti, affascinanti;
Son cose che mi attraggono...
Tanto e son sincero

Donna:
"Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco....."

Uomo - rude e vacuo:
"Eh?! Hai fatto colazione stamattina cara?"
Donna:
"Non capirai mai nulla di me! Insensibile e fatuo come sei, tu! E come te molti altri ancora!"


Uomo -lieve come il proprio sentimento:
"Mi sei entrata dentro, leggera ed in punta di piedi. Vorrei che restassi ora e sempre..."
Donna:
"No, non puoi! Non rovinare tutto adesso! Hai frainteso! Anche tu: come tutti gli altri. E mai nessuno riuscirà a capirmi, realmente come sono dentro..."

Ma strane, complicate, altro dalla linea retta...

A volte mi chiedo, noi uomini per quale motivo esistiamo!

Necessità inderogabile alla realizzazione di questo loro essere?

E sia! Sia ciò, quanto noi possiamo essere per loro, anche se la rabbia e la delusione può sopraffare un uomo.

Ma sia! La rabbia ben presto sfuma e rinnovato vigore ed attrazione rubeanno prima o poi il posto alla delusione.

E loro, le donne sono sempre più affascinanti....
E loro, le donne restano strane. Sempre!