Può uno stato?

Arrogarsi il delirante diritto di ergersi a giudice super partes e decidere della vita di un essere umano?

Come sia possibile, dopo un percorso di evoluzione culturale, antropologico ancor più che filogenetico, che dura da ventimila anni, accettare supinamente, senza indignazione senza rabbia che un'entità astratta e così diffusa nei suoi contorni definitorio, dia la morte ad un essere umano per giusta causa?!

Come fosse un licenziamento...

Ogni volta che il mio pensiero corre, é costretto a farlo, a queste considerazioni, la rabbia mi assale, ed il pensiero che, seppur in non pochi di noi o forse addirittura molti, nel chiuso della nostra intimità, ci indignamo e forse disperiamo, in pubblico nulla accade, nulla muove verso un fattuale ed effettivo cambiamento di questo habitus vitae, questo pensiero mi affrange e scora.
Forse é questo un atteggiamento colpevole ed in fondo di connivenza, ma é tempo che la speranza in un'utopia, in un prometeico homo novis ha lasciato vuoto il mio animo

No comments: