To Lauretta

Venerdi sono stato a napoli.
Evento sempre carico di eccezionalità questo.
Lì ho conosciuto una bimba di cinque, al massimo 6 anni, credo; non piu' di tanto...

Era seduta al tavola di una pizzeria di vecchia tradizione napoletana; e la sorellina piu' grande le era vicino. Ad un certo punto preoccupata, ma non piu' di tanto, cerca di richiamare l'attenzione
della madre, mentre lei, la piu' piccola aveva il viso adagiato sulle due braccine poggiate sul tavolo.

Singhiozzava; e forte. Così forte che il suo capo iniziava a sussultare e poi tutto il corpo iniziava a vibrare.... Le sono andato vicino per capire, chiedere se avesse bisogno di aiuto, ma non so se abbia risposto.
Solo il vociare allegro e spensierato di tutti gli altri commensali.

Sono riuscito solo ad accarezzarle le treccine stile nera camerunense che le costellavano il capo. Ne era piena!

E' arrivata la madre e le ha alzato il viso. L'ha portata in disparte per parlarle e poi con voce alterata dalla preoccupazione ha detto del sangue che colava dal naso della bimba.

Il posto dove era seduta fino a poco prima era un piccolo lago di sangue: quello caduto a terra aveva creato una pozzetta nella quale lo strato superficiale vibrava producendo delle ondine per le vibrazioni indotte dalle decine di piedi che tramestavano sul pavimento.

La bimba ne soffre, ho scoperto poi. Asma allergica, epistassi ed un'altra mezza decina di sintomatologie tutte afferenti al suo problema allergico. Credo, almeno.

Le succede spesso. Mentre dorme, mentre é a scuola, quando parla con i compagni, quando é in pizzeria. Ed ha problemi di respirazione in seguito. E' sotto bentelan a 6 anni.

Timida, carinissima, con una pelle di un bianco da far invidia alle pubblicita' dei perborati..
Ed ha trascorso il più del tempo a piangere, venerdi: scocciata e con i suoi problemi di respirazione.
Occhi gonfi per il pianto prolungato e labbra di un rosso che contrastava così tanto il pallore del viso da farle sembrare tumide
Ma bellissima

Mi sono messo a giocare con lei per quanto la sua timidezza glielo permettesse.
Le ho calato il cappello di stoffa, a cilindro e largo, che portava gia' quasi sugli occhi e mi ha risposto un sguardo di divertita diffidenza.

Forse poteva evitare di farlo. E piangere. Forse mandarmi al diavolo.

Mi ha sorriso invece

E quando le ho chiesto se fosse arrabbiata con me, si é avvicinata alla sorella chiedendole con lo sguardo di rispodere per lei. Che non era arabbiata ma solo scocciata e timida.


Perché a volte noi esseri umani incliniamo alla insofferente lamentazione?
Insofferente quanto inutile

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