Fuori Tema

Da ragazzino, quando andavo a scuola elementare, quando c'era compito in classe di italiano, il vecchio tema, io avevo sempre il terrore di sbagliare: uscire fuori tema. Non rispondere alla domanda che la traccia del compito mi poneva;
non riuscivo a vedere il tema come una traccia, da seguire e sviluppare, ma consideravo la traccia come una staccionata alla mia liberta' di andare a zonzo nei miei pensieri. Questo determinava un giudizio non positivo in chi mi esaminava.
Non che a quella eta' realizzasi quanto, ma a posteriori sono riuscito a dare un'espressione alle mie sensazioni e alle mie pretese.

Ho lavorato tanto su questo mio limite e problema successivamente durante gli anni della scuola media ed i primi delle superiori, pur senza cambiare effettivamente atteggiamento mentale - ma forse inziavo ad averne una sensazione vaga. Ma io ero perfezionista e non potevo reggere l'umiliazione di fallire e sentirmi rimproverare e rimarcare quel fatto; "sei uscito fuori tema" dicevano i professori. Perche' i professori si rendevano conto che io ero uscito fuori tema e non perche' fossero professori, ma perche' io ero effettivamente andato a zonzo per la mia mente senza rispondere alla domanda sottintesa dalla traccia del tema.

Il mio lavoro mi valse nel triennio finale del liceo dei piu' che discreti risultati ai compiti in classe di italiano: i temi. Ne ero contento; ed alla fine quasi ero divertito nello scrivere i temi.

Per onore di cronaca quel mio approccio a come considerare un tema non l'ho mai modificato realmente ed in effetti solo adesso che scrivo l'ho realizzato a pieno, tuttavia se qualche risultato positivo l'ho ottenuto qualcosa forse di quel mio rifiuto ad accettare delle ''limitazioni ai miei pensieri liberi'' sara' cambiato.

Ieri sera ho seguito con interesse, a come e non certo a cosa si dicesse, il faccia a faccia elettorale tra i due candidati premier alle elezioni politiche italiane. Uno dei due contendenti e' andato, via via nel corso della propria esposizione, in risposta alle domande a lui poste, sempre piu' fuori tema.

Ma perche' a dieci anni uno ragazzino, solo perche' studente ed in realta' responsabile solo del proprio futuro, dovrebbe render conto delle proprie incapacita' o delle proprie limitazioni a conformarsi a delle regole comuni che la societa' si e' imposta; ed un adulto che si propone di sobbarcarsi la responsabilita' del governo di tanti puo' assumersi il diritto di non sottostare a quelle medesime regole?

E' solo forse una questione d'aver 50 anni in piu?

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